martedì 6 ottobre 2015

Amália Rodrigues e il piano di Alain Oulman




post collegati

Amalia Rodrigues il suo ingresso nel Fado
I concerti e gli album in Italia















Oltre alla musica, Alain Oulman, con la sua vasta cultura mi ha fatto conoscere grandissimi poeti. Ha portato i poeti dentro la mia casa. Alain non componeva soltanto la musica ma cercava, nei libri di poesia, testi per la musica. Mi ha dedicato molto tempo. Con lui mi sono coltivata.
Amália Rodrigues

Il Destino di Amália si è incrociato con quello di molti suoi ammiratori. Ad un certo punto appare un uomo nella sua vita che la fa cambiare definitivamente: parliamo di Alain Oulman (1929 – 1990).
Come compositore Oulman ha scritto circa sessanta fado per Amália. Nasce a Lisbona, in una famiglia ebrea di ceto operaio. Da subito si appassiona alla musica ed alla poesia. Prendendo come esempio Léo Ferré, che cantava Rutebeuf, Rimbaud o Verlaine, traspone in musica le parole dei grandi poeti portoghesi: le Cantigas de Amigo, il classico Luís Camões, João de Deus, João Roriz, de Castelo-Branco, i contemporanei José Carlos Ary dos Santos, Alexandre O’Neill, Pedro Homem de Mello, Manuel Alegre, David Mourão – Ferreira e molti altri.
Uomo di sinistra, legato da vincoli di amicizia con oppositori del regime fascista, viene arrestato dalla PIDE (la polizia politica di Salazar) nel 1966, prima di essere espulso in Francia. Fino alla fine della sua vita continua ad essere un grandissimo ammiratore di Amália, muore a Parigi nel 1990.
E’ lui il responsabile, con la sua presenza nella vita di Amália dalla prima decade degli anni 60, del cambiamento del repertorio della cantante.
La fadista “abbandona” i così chiamati poeti popolari del Fado ed inizia a cantare i grandi poeti eruditi della Letteratura Portoghese.
Amália poté così cantare la poesia che più amava, unendo il suo canto a quello di Camões, il poeta che preferiva, facendolo così conoscere ad un vastissimo pubblico. Per altro questo suo desiderio era già presente dal 1945: quando incise, in Brasile, i suoi dischi, c’era già, mescolato con gli altri successi, un poema diverso, che niente aveva a vedere con la lirica tradizionale del Fado. Si tratta di As Penas, di Guerra Junqueiro, poema che Amália aveva scoperto precedentemente per caso leggendo un giornale.
Qualche anno dopo, intorno al 1950, di nuovo un giornale le farà conoscere un altro poema, stavolta di un autore contemporaneo: Pedro Homem de Mello. Questi versi colpirono così tanto la sua sensibilità che la voglia di cantare la poesia divenne per lei irresistibile: nacque così il successo Fria Claridade.
Amália temeva che un poeta consacrato non volesse vedere il suo nome legato al Fado. Niente di più sbagliato: a Pedro Homem de Mello piacque talmente tanto l’interpretazione che scrisse appositamente un poema per la voce di Amália, diventando da quel momento suo collaboratore, ammiratore ed amico. Pedro Homem de Mello inviava ad Amália i proprio libri affinché lei scegliesse le poesie che più le piacevano:
Bene, quello che io ho sentito in quel momento è stata una sensazione di vittoria, la più grande a cui potessi ambire, dato che ho realizzato in quell’istante che la mia poesia, nella straordinaria voce di Amália, era arrivata fino al popolo.
E proprio questo è quello che è successo con poema Povo, bellissimo e lungo, che Amália riuscì a ridurre ad una brillante essenzialità, avvolgendolo sapientemente con una delle più belle e drammatiche musiche del Fado Menor, il Vitória di Joaquim Campos. Ecco la nascita di Povo que Lavas no Rio, un Fado che da qui in poi Amália canterà sempre, facendolo nuovo in ogni esibizione, trovandogli nuove ed insospettabili dimensioni, come si può constatare nell’album Ao Vivo, registrato a Roma negli anni 50.
In una intervista con Luís Osório datata 24 Febbraio 1999, intervista fatta nella sua casa in Rua de São Bento, Amália riferisce:
Mi commuovo quando mi ascolto a cantare questo Fado, la forza che do alle parole è commovente. Quando mi ascolto cantare As Tábuas do Meu Caixão mi metto a piangere.

Amália cantò anche Havemos de ir a Viana, ed il lamento per il destino fatale del Rapaz da Camisola Verde, entrambe di Pedro Homem del Mello.
In una intervista alla RTP il poeta affermò che con Amália la sua poesia era arrivata al popolo.
Amália aveva appena iniziato a cantare Fria Claridade di Pedro Homeme del Mello e già un altro giovane poeta, David Mourão – Ferreira, sentiva il desidero di avere quella voce drammatica ed espressiva come veicolo della sua poesia. Gli scrisse un bel poema che parlava di un amore funesto, Primavera, germoglio di una lunga e feconda collaborazione che alleava il potere emotivo al rigore della sua costruzione. La collaborazione continuò con Abandono e con le immagini evocanti una Lisbona colorata e solare come in Madrugada de Alfama, o una Lisbona misteriosa e notturna, come in Nome de Rua.
Questo “matrimonio” tra il poeta e l’interprete ebbe il inizio intorno al 1959.
Amália intanto andava scoprendo e cantando nuovi poeti contemporanei, come Luís Macedo,
di cui ricordiamo Cansaço, dove l’inquietudine espressa nelle parole si coniuga alla musica di un altro Fado Minore di Joaquim Campos, il Fado – tango, generando una sensazione di malessere e di male di vivere quasi insopportabile.
Amália avrebbe voluto cantare molti altri poeti, ma non trovava nel Fado esistente il supporto musicale appropriato. Questa difficoltà venne superata grazie all’incontro, negli anni 60, con Alain Oulman, che portò una composizione musicale adeguata a questo desiderio, espresso da Amália, di proseguire le ricerche nel campo della poesia
Secondo le parole della propria Amália:
Un giorno ero in tournee e mi presentarono Alain Oulman, che aveva composto una musica pensandomi: Vagamundo. La ascoltai e mi piacque. Ne seguirono altre ed andai contro la marea di persone che mi stavano intorno, che trovavano quella musica molto complicata. I chitarristi, effettivamente, dovettero imparare quelle armonie nuove che aveva portato Alain, armonie che non avevano niente a che vedere col Fado, dato che il Fado è povero in armonia. Ed io le ho cantate perché per me erano Fado.(…) Oltre alla musica, Alain,con la sua vasta cultura, mi ha fatto conoscere grandissimi poeti. Alain non componeva soltanto la musica ma cercava, nei libri di poesia, testi per la musica (…). Ci fu molta gente che disse che io non cantavo più il Fado, che quello scritto da Alain non era Fado. (…) Alain mi ha portato un pubblico che non era mio ed allo stesso tempo ha allontanato un po’ l’altro pubblico che avevo. A cominciare dai chitarristi. José Nunes quando doveva suonare cose di Alain diceva sempre: Andiamo a suonare le opere!

Oulman andò oltre Valério perché, essendo un uomo che non proveniva dal mondo del Fado, con una visione esterna, più colto e cosmopolita, non ebbe paura della sfida, dell’innovazione, di contravvenire i canoni e le tradizioni del Fado. Rischiò di più, osò di più. Amália, adorando le sfide, condivise l’estetica di Alain. Ancora una volta la rottura era annunciata e l’innovazione sfruttata in modo naturale. Il repertorio tradizionale, il così chiamato Fado degli Infelici, della “cascamortaggine”, era stato temporaneamente messo da parte (dato che Amália non rinnegò e dimenticò mai il repertorio con cui iniziò la sua carriera artistica). Ora era però venuto il tempo di cantare i grandi poeti della letteratura portoghese, ed il grande propulsore di questo fu, indubbiamente, Alain Oulman.
Con lui Amália incise un album, Asas Fechadas, anche conosciuto con il nome di Busto, che è diventato un classico ed un punto fermo di tutta la discografia fadista. In questo album canta Pedro Homem de Mello, David Mourão – Ferreira, José Carlos Ary dos Santos, Luís Macedo, e canta se stessa in Estranha Forma de Vida, con musica del Fado – ballato, scritta da Alfredo Marceneiro.
Questo album è una vera e propria pietra nello stagno, per i nuovi orizzonti che porta al fado ed alla musica portoghese. Diciamo nuovi orizzonti per il grandioso panorama letterario che presenta. Per quello che riguarda le innovazioni musicali abbiamo non solo il tradizionale accompagnamento fatto dalla chitarra portoghese e dalla chitarra classica, ma anche l’aggiunta melodica del pianoforte, suonato da Alain Oulman. All’epoca rappresentò una netta rottura con la tradizione, in termini di immaginario e di sonorità. In questo album ci sono tre Fado accompagnati con il pianoforte. Nelle prove ad Amália piacque quello che stava sentendo, cosa che per altro si nota nelle registrazioni. Non c’era né paura né poco rispetto per ciò che era tradizionale. L’obiettivo era di fare il meglio, il meglio che la poesia portoghese meritasse e che loro erano capaci fare. E superare, una volta per tutte, strade e modelli tematico / letterario musicali, imposti da troppo tempo. Nel farlo Amália non ha soltanto innovato il Fado, ma ha anche aperto nuove strade per i fadisti della generazione successiva ala propria che, notando la sua modernità, la hanno presa come modello pressoché obbligatorio, riconoscendole questo merito.
La critica, nel sentire il disco, non lo considerò Fado.
L’aritocratica fadista Maria Teresa di Noronha, affermò in modo sarcastico che le parole erano alla Picasso.
Nessuna di queste affermazioni fecero indietreggiare Amália e Alain Oulman di un passo nel proprio proposito / obiettivo: divulgare, attraverso la voce di Amália Rodrigues e la musica di Alain Oulman, alcuni poeti eruditi di lingua portoghese.
Dopo questo disco, Amália osò ancora di più, andando verso l’incontro con il poeta che sentiva essere, nella sua voce, il più amato, dato che era quello che più profondamente aveva compreso e trasmesso il significato della parola Fado: Luís de Camões.
E Amália cantò Camões con la musica di Alain Oulman, togliendolo dalla polvere dei libri e della lettura e degli studi eruditi, divulgandolo con la sua voce ad un pubblico che appena lo conosceva. Questo incontro così forte fece nascere una grande polemica e all’appoggio di molti si oppose la reazione di considerava la cosa come un’eresia.
Effettivamente la polemica fu aspra. Fu la reazione di una elite intellettuale che aveva una visione dell’arte aristocratica e classista e che dichiarava, come fosse un dogma, che Camões non era compatibile con il Fado e quindi con il popolo ed un genere musicale popolare.
Nel giugno 1965 uscì il disco Fado Português, dove Amália canta i celebri sonetti di Camões Erros Meus, Lianor, Dura Memória, musicati da Alain Oulman, divulgando così il suo amato poeta. Curiosamente questo album non ebbe grande impatto. Tuttavia, quando nell’Ottobre dello stesso anno, apparve il 45 giri Amália canta Luís de Camões, una grande polemica crebbe intorno alla fadista, polemica che crebbe fino al punto che il Díario Popular, il 23 Ottobre 1965, decise di sentire cosa pensassero dell’accaduto alcune personalità importanti della vita portoghese, come il professor Hernâni Cidade, lo scrittore David Mourão – Ferreira, il compositore Alain Oulman, lo scrittore José Cardoso Pires, il poeta Alexandre O’Neill, lo scrittore José Gomes Ferreira, il giornalista Urbano Tavares Rodrigues, la fadista Maria Teresa de Noronha e l’astista plastico Júlio de Sousa.
Le opinioni non furono unanimi. Come si può immaginare alcuni furono contrari ed altri favorevoli del lavoro.
Ma, che piaccesse o meno, le musiche di Alain Oulman di fatto permisero ad Amália di cantare finalmente i poeti che amava e che non riusciva a portare nel Fado. Ci vollero molto coraggio e sfrontatezza da parte di entrambi per cambiare ciò che pareva ”istituito” nell’universo purista del Fado.
Ma torniamo alle critiche che vennero fatte al disco.
José Cardoso Pires qualificò il disco come demagogia da quattro soldi.
Anche Júlio di Sousa, artista plastico e autore di testi, non apprezzò il fatto che Amália Rodrigues osasse cantare “il poeta dei poeti”; la ragione è che nella gola di Amália tutto assume lo stesso valore. Per sottolinearlo aggiunse che la fadista cantava Linhares Barbosa così come cantava Camões, non valorizzando alcunché.
Il poeta José Gomes Ferreira affermò che non è d’accordo con l’idea del disco e tanto meno era disposto ad ascoltarlo. Riflettendo suo nel giudizio il proprio disprezzo per il Fado e per la cultura popolare a cui appartiene, ecco le sue parole: Ci sono capolavori nella musica portoghese, come per esempio Os Madrigais di Luís Freitas Branco, ispirati alla poesia di Camões. Ovviamente esiste anche la bottega del lustrascarpe Camões. Ognuno ha quel che si merita.
A questi e ad altri che consideravano snob cantare Camões, Amália rispose che aveva cantato quei versi perché le erano piaciuti ed aggiunse: i versi scritti dai poeti sono fatti per essere cantati e conosciuti. I poeti appartengono al popolo: io sono del popolo.
Ovviamente Amália non era sola: furono molti coloro che dettero pubblicamente il proprio appoggio e che pensavano che i poeti non dovessero rimanere chiusi nei libri, nei polverosi scaffali delle biblioteche.
Primi tra tutti David Mourão Ferreira ed Alain Oulman. Il poeta apprezzò il lavoro e dichiarò che, al di la della magistrale interpretazione della fadista, il disco rappresentava una ottima occasione affinché il popolo capisca che Camões gli appartiene e non appartiene alla prosa ufficiale in cui viene impagliato. Da parte sua il compositore, grande responsabile di questa “rivoluzione” / “apertura” nel Fado, affermava di aver pensato alla più grande voce portoghese per il più grande poeta portoghese di sempre e pone un interrogativo: se già canta i grandi poeti portoghesi contemporanei, perché non cantare i grandi poeti portoghesi del passato?
Della stessa opinione era il giornalista Urbano Tavares Rodrigues che considerava Camões un grande poeta ed Amália una grande voce, quindi si compensano (…), è quello che si potrà chiamare legame tra due grandi.
Alla discussione partecipò anche Alexandre O’Neill che affermò: non bisogna isolare il genio negli ospizi dei grammatici o nelle sonnolente sessioni di poesia, aggiungendo che questa è la pratica dei babbei (…), per questo io trovo splendido l’incontro di Camões – il – culto con Amália – la – fadista, per lo scandalo di certi ben pensanti ed il piaceri di quelli che capiscono che un poeta non deve sopravvivere solo in pietra ed un fadista in un coltello a serramanico.
Interessante è leggere l’opinione di una rappresentante del così detto Fado aristocratico, Maria Teresa de Noronha:
Non ne penso male, comincia a dire la creatrice del “Fado das horas”, Amália può cantare tutto. Solo non concordo col fatto che esca dall’ambito del Fado. Mi dispiace che Amália canti spagnolate o cose simili. E’ stata l’unica che poteva portare il fado fuori dai nostri confini, è stata l’unica che non l’ha fatto. Amália può cantare tutto, anche Camões. Io non lo avrei fatto, non penso che quello sia Fado. Ma dato che ha cantato tante cose…
Maria Teresa de Noronha difende una posizione molto rigida riguardo il repertorio di Amália e sbagliandosi sulla questione della divulgazione all’estero del Fado, cosa che le proverà il futuro.
Il 17 Dicembre 1965 , nel Díario de Notícias Augusto de Castro mise un punto fermo alla polemica pubblicando un articolo di fondo intitolato Cantar Camões. Nell’articolo fa i suoi complimenti alla fadista, a Guerra Junqueiro e a Camões. Secondo lui Amália non è soltanto una voce (…), è un caso e, nel suo genere e nel suo linguaggio artistico, un caso nazionale. Inoltre afferma che con lei, dalla frangia nera e col sole negli occhi, va il Potogallo per il Mondo (…). Si può cantare tutto (…). Camões ha amato le persone come Amália perché è stato un popolo di marinai e poeti (…). Canti Junqueiro, canti Camões, canti quel che vuole, Amália, sempre che lo canti bene, così come ha fatto fino ad adesso.
Non smette di essere curiosa, tuttavia, questa immagine di Camões divulgatore del mito dell’Impero, così come lo aveva diffuso l’Estado Novo.
Forte di questo, Amália continuò a cantare Camões e tutti i poeti, i “suoi poeti”, come lei ha tante volte detto, portando il Fado verso nuovi orizzonti, dandogli nuovi contenuti culturali sempre in compagnia del suo “complice” Alain Oulman.
Per Amália questo viaggio nel mondo della poesia erudita portoghese era molto salutare e voluto. Tutto si riassumeva al suo gusto per il canto. Erano versi da cantare e lei lo fece come strumento ideale del lirismo del suo paese. Non osò mai cantare Fernando Pessoa perché secondo lei non era cantabile, così come il poeta Mário de Sá – Carneiro:
quello che mi fa diventare matta è che non sono capace di mettere Mário de Sá – Carneiro nel fado – classico (…) Mi piace molto Fernando Pessoa, ma non si può canatare.

Con la musica di Alain Oulman la voce di Amália ci trasporta nel XIII secolo, ai confini abbaglianti della poesia dei trovatori, della cantiga de amigo Sediam’eu na Erminda de Saint Simion di Mendinho, alla dolcezza della ballata Nós As Meninhas di Pero de Viviães, agli albori del secolo XVI, quando la lingua portoghese si fissa, nella bellezza del triste addio di João Roiz de Castelo-Branco, nella sua Cantiga Partendo-se che fa parte del Cancioneiro Geral di Garcia de Resende (1516). Amália cantò António Feliciano de Castilho e José Régio, un poeta che sentiva tanto il Fado da interrogarsi sulle sue origini in Fado Português:
Il Fado è nato un giorno in cui il vento appena si muoveva ed il Cielo prolungava il Mare, nella murata di un veliero, nel petto di un marinaio che essendo triste cantava…

La voce di Amália, di repente, riecheggiava nei più diversi poemi eruditi della letteratura portoghese: Alexandre O’Neill, Ary dos Santos, Almada Negreiros, Manuel Alegre e molti altri.
Il repertorio nazionale si vedeva così doppiamente arricchito: nuove musiche e nuovi testi.
Riassumendo: nel 1962 Amália sfida le convenzioni imperanti nel fado, interpretando poemi classici e contemporanei della Letteratura Portoghese, musicati da un compositore di nazionalità francese dato al fado ed alla sua Voce, Alain Oulman. Che Luís de Camões potesse essere cantato in fado era una cosa che scioccava vari settori della società non solo politicamente ma anche intellettualmente conservatrice. Che la chitarra portoghese e quella classica potessero associarsi ad un pianoforte e che certi temi avessero un’introduzione musicale più lunga di quella abituale del Fado tradizionale, portò i “puristi” del Fado a levare critiche in tutto e per tutto simili a quelle formulate due decadi prima riguardo le melodie di Frederico Valério.
Ma alla fine, il tempo è il giudice supremo: le composizioni di Frederico Valério e di Alain Oulman sono ritenute oggi, curiosamente, dei veri classici ed integrano il repertorio di innumerevoli cantanti di Fado.
Amália, come soggetto di rottura nel Fado, al di la della sua azione in termini di repertorio, prima con il così detto Fado – canzone, in collaborazione con Frederico Valério e, in seguito, con Alain Oulman ed i grandi poeti portoghesi, ha portato il Fado dalla sua condizione di canzone “maledetta” per le sue origini umili e per la cattiva fama delle sue grandi interpreti femminili – si veda il caso di Severa – ad un altro piano, liberandolo da questa condizione, facendolo uscire dalle taverne e dalle Case di Fado, dandogli un’aria di cosmopolitismo, charme e buon gusto. Allo stesso tempo Amália rese il fado internazionale e più vicino a tutti i temi sociali.
Amália, con un enorme intelligenza intuitiva ed un ineccepibile buon gusto, è stata anche una donna che ha saputo imparare dalla vita, prendendo il meglio che le persone, che progressivamente incontrava, potevano darle, in una immensa sete di progresso e di novità. Amália sentiva che mantenendo le limitazioni tipiche del Fado tradizionale sarebbe rimasta sempre legata ad un pubblico ristretto, incapace di conquistare tutto un popolo e di esportare il Fado come prodotto culturale Portoghese di alto livello. Questo tipo di rottura, non meno importante, ha avuto il merito di essere stata fatta senza che mai rinnegasse le sue origini popolari, anzi, approfittò di ciò che di meglio e di più autentico ci fosse in queste radici, mescolandolo con altri significativi contenuti che si aggiunsero durante il cammino. Lo stesso, per altro, verrà fatto dai suoi costumi di scena che molte volte in colori, fattezze, gioielli, trucco e postura sul palco contrastavano con la primitiva immagine di austerità del Fado.
Si può quindi dire che c’è un Fado prima ed uno dopo Amália, dato che lei gli ha aperto nuove strade e frontiere dando così origine a quello che è chiamato Fado moderno, che è senza dubbio una sua eredità.

Gaivota musica di A.Oulman, testo di A.O'Neill
http://www.youtube.com/watch?v=TP4BnfUm0eI

Nessun commento: